Codice Rapondi (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1988)

Il manoscritto contiene una fedele traduzione in francese della leggenda del Volto Santo di Lucca nella versione del diacono Leobino. Per il fatto di essere un libello interamente dedicato alla storia del crocifisso e di contenere il ciclo di illustrazioni più ampio fra quelli conosciuti che riguardano il simulacro, il Pal. Lat. 1988 rappresenta un unicum, frutto della committenza dei Rapondi, la più ricca e influente tra le famiglie mercantili lucchesi presenti nelle Fiandre e a Parigi.Il manoscritto proviene dalla collezione dell’Elettore Palatino e giunse a Roma nel 1623, in seguito alla donazione dell’intera biblioteca di Heidelberg da parte di Massimiliano I d’Asburgo. L'immagine di dedica (c. IVv) mostra i fratelli Dino e Giacomo Rapondi inginocchiati ai piedi del Volto Santo, sotto il quale sono raffigurati gli stemmi della famiglia e della città di Lucca. La pagina è completata da un’invocazione che il donatore rivolge al lettore del libro affinché pregasse per la sua anima. Il ciclo di miniature del Pal. Lat. 1988 si basa probabilmente su un prototipo di origine toscana per le affinità che dimostra con le illustrazioni delle Croniche di Giovanni Sercambi (Lucca, Archivio di Stato, ms.107) e, più in generale, con le tendenze della pittura del XIV secolo, soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione di spazi urbani e contesti ambientali.Il codice della famiglia Rapondi fu realizzato a Parigi e vi presero parte due differenti miniatori. Nell’immagine di dedica, di eccellente qualità, è riconoscibile la mano del cosiddetto Maestro dell’Incoronazione’. Tutte le altre immagini spettano ad un artista di minore levatura ed ancora nel solco della miniatura parigina della generazione precedente. Intorno a questo autore, denominato proprio ‘Maestro del Volto Santo’, è stato ricostruito recentemente un corpus abbastanza cospicuo di opere databili tra la metà degli anni Sessanta del XIV secolo e i primissimi anni del Quattrocento.Le quattordici miniature che riguardano le vicende del Volto Santo fino al suo arrivo a Lucca rappresentarono probabilmente il modello per i cicli miniati della leggenda che apparvero nei primi anni del Quattrocento in alcuni manoscritti della Légende dorée prodotti a Parigi, per alcuni dei quali è forse possibile anche individuare un coinvolgimento diretto della famiglia Rapondi. Si trattò, in ogni caso, solo di un riferimento di carattere generale, visto che in nessuno dei suddetti codici è individuabile una citazione precisa delle soluzioni iconografiche e compositive adottate nel codice Rapondi. La seconda metà del ciclo, in cui in via eccezionale è illustrato ognuno dei miracoli del Volto Santo contenuti nella cosiddetta ‘appendice’ alla leggenda leobiniana, dimostra una evidente stanchezza compositiva.Il codice Rapondi resta un caso isolato, frutto di circostanze eccezionali, ma allo stesso tempo si propone come ‘chiave’ per comprendere meglio le ragioni del successo devozionale e figurativo che il Volto Santo ebbe al principiare del XV secolo ed è pertanto un imprescindibile punto di riferimento. Quasi per ironia della sorte, però, un anonimo bibliotecario del Seicento della corte di Heidelberg vergò il codice con una nota nella quale liquidava la leggenda del Volto Santo con un un perentorio “in summa non credo”.

Datazione (secolo): 
Datazione (parte di secolo): 
Tecnica: 
Collocazione: 
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1988
Provenienza: 
Heidelberg, Biblioteca dell'Elettore Palatino di Baviera
Autore / Ambito culturale: 
Ambito parigino
Fonte: 
http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/bav_pal_lat_1988/0020/image?sid=a735e706568ce56d07641d8bcf4d020a (© Biblioteca Apostolica Vaticana)
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