Il lignum crucis, il legno della croce di Cristo che così tanta importanza riveste non solo nel culto cristiano ma nell'intero immaginario occidentale, è una reliquia strettamente legata al fenomeno dei pellegrinaggi in Terrasanta. La tradizione della sua leggenda ha un'origine ben precisa che si colloca nel pieno del medioevo latino. La storia è narrata dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine che, come egli stesso afferma, la raccoglie da altri autori precedenti.
L'imperatrice Elena, madre di Costantino, giunta a Gerusalemme, chiese alle autorità se conoscevano il luogo nel quale si trovava la Croce della Passione di Cristo. Solo un tale di nome Giuda lo sapeva e dopo che fu costretto a rivelarlo si scavò nel luogo da lui indicato dove vennero fuori tre croci che furono consegnate all'imperatrice. A quel punto, continua la Legenda, non sapendo come distinguere la croce di Cristo da quelle dei ladroni, le misero tutte in mezzo alla piazza di Gerusalemme aspettando che si manifestasse la gloria del Signore. Ed ecco che venne portato un giovane morto: furono posate sul corpo senza vita prima una croce, poi un’altra e il giovane non risorse ma appena gli fu avvicinata la terza croce il morto tornò in vita.
La Legenda aurea è una collezione di vite di santi compilata dal domenicano Jacopo da Varagine intorno al 1260 ed veniva probabilmente usata come manuale di predicazione. Nel tardo medioevo la Legenda fu tradotta in molte lingue europee compreso il francese. La più importante di tali traduzioni è quella realizzata intorno al 1333 da Jean de Vignay di cui sono sopravvissuti sedici manoscritti corredati di belle miniature.
Fu proprio in questa traduzione francese che anche la leggenda del Volto Santo entrò nella raccolta della Legenda aurea che così tanta importanza rivestiva per il periodo medievale.
Il Volto Santo di Lucca infatti era ben conosciuto nel Nord Europa ed era oggetto di grande devozione da parte della nobiltà francese del tardo medioevo. Quando la festa dell'Esaltazione della Santa Croce, celebrata il 14 settembre in ricordo del ritrovamento della croce di Gesù, entrò a far parte del calendario liturgico fu il momento in cui la leggenda del Volto Santo venne integrata nel compendio che originariamente accoglieva solo le vite dei santi ordinate secondo il calendario liturgico.
La festa dell'Esaltazione della Santa Croce ebbe origine a Gerusalemme nella prima metà del IV secolo. A partire dalla dedicazione della grande basilica sul Calvario, avvenuta il 13 Settembre del 335 d. C., ogni anno, il 14 settembre, si celebrava in essa un rito particolare durante il quale la reliquia della Santa Croce veniva elevata con un gesto di “esaltazione”, per essere mostrata alla venerazione dei fedeli. Sulla scia della liturgia gerosolimitana la festa si diffuse in Oriente e in Occidente. A Roma la troviamo già nel secolo VII, mentre a Milano cominciò ad essere celebrata ufficialmente solo dall'XI.
A Lucca si tradusse nella leggenda e nel culto del Volto Santo che divenne l'emblema stesso dell'identità cittadina.
I pellegrinaggi a Gerusalemme esercitarono, durante il medioevo, un'influenza profonda sullo sviluppo architettonico dell'Occidente non solo attraverso numerose imitazioni del Santo Sepolcro ma anche per la diffusione di reliquie, culti e santuari fortemente legati all'immaginario della Terra Santa. Ed è questo il caso di Lucca che, con la leggenda dell'immagine acheropita di Cristo, si pone come una sorta di ponte tra Oriente e Occidente nel cuore dell'Italia medievale. Del resto anche i pellegrinaggi Europei, talvolta nati sulla base di una forte impronta gerosolimitana, contribuirono allo stesso modo alla diffusione di culti e tradizioni locali che ben presto passarono a una fama e a un richiamo di grande importanza.
Fu grazie ai pellegrinaggi che l'Occidente conobbe il Volto Santo di Lucca e non si può parlare di questo culto se non collegandolo al fenomeno da cui è nato e che a sua volta ha generato.
La città occupava una posizione chiave lungo la via Francigena, la via di comunicazione italiana definitasi nel corso dell'Alto Medioevo dopo l'abbandono delle grandi strade romane – in particolare la via Aurelia – che correvano lungo la costa tirrenica, ma che, a causa dello spopolamento e dell'insicurezza, erano andate spostandosi verso l'interno. La via Francigena era divenuta la principale strada di percorrenza per Roma e Santiago di Compostela. Anche per questa ragione il culto del simulacro lucchese presto assunse dimensioni tali che oggi si fa fatica a immaginare.
Nel secolo XI, Guglielmo II il Rosso, duca di Normandia e re d'Inghilterra, giurava sul «volt de Lucha». Secondo un episodio del poema epico Chevalerie Ogier (fine secolo XII – inizi XII), Carlo Magno, passando per Lucca, dove l'aveva condotto l'inseguimento di Uggeri il Danese, compì le sue devozioni dinanzi al «santo Vou» nella chiesa di San Martino.
Di tutti questi episodi ben presenti alla consapevolezza degli studiosi fino a qualche decennio fa, storie che arricchivano di gustosi aneddoti le dissertazioni degli eruditi degli ultimi due secoli, si è persa in gran parte la memoria.
Il presente progetto vuole porsi quale strumento per avviare un recupero della messe di conoscenze sul Volto Santo in modo da renderlo nuovamente fruibile al pubblico.
Una delle principali finalità del presente progetto è il tentativo di stabilire una relazione tra le grandi vie di comunicazione interessate dal fenomeno del pellegrinaggio e un culto locale come quello del Volto Santo, che come si è detto, non è semplicemente da considerarsi in termini lucchesi.
Grazie alla sua posizione sulle grandi vie di comunicazione per Roma e per la Francia, il crocifisso lucchese era diventato una reliquia particolarmente eminente nel panorama tardo medievale e, dal punto di vista concettuale, esso si poneva quale snodo tra le principali mete di pellegrinaggio dell'epoca.
Nel medioevo vi erano tre peregrinationes maiores, ovvero pellegrinaggi maggiori: Gerusalemme, Roma, Santiago di Compostela. La loro priorità era legata al pregio delle reliquie che vi erano conservate. Proprio per questo motivo il Volto Santo era un pellegrinaggio autorevole, molto al di sopra di un semplice culto locale quale si tende a giudicarlo oggi. Anche solo accennando una ricerca iconografica sulle testimonianze della diffusione del culto del Volto Santo ci si rende immediatamente conto dell’ampiezza e della complessità della sua distribuzione. Per questo motivo il presente progetto è da considerarsi tutt’ora in fieri, nella speranza di poter avviare gli interventi necessari a consolidare la ricerca.